Nove mele per Eva

Nel 1921, quando Gabriel Aroutcheff ha 12 anni, la sua famiglia fugge da una Russia devastata dalla Rivoluzione d’Ottobre ed arriva in Francia. A Parigi Gabriel ha la possibilità di studiare alla Sorbonne e successivamente di farsi conoscere nel fervente mondo teatrale della ville lumière. Sceglie di farsi chiamare Gabriel Arout. Scrittore, sceneggiatore, traduttore, Arout ama soprattutto il teatro e, come tutti gli appassionati del palcoscenico, adora il suo connazionale Anton Cechov. Dello straordinario scrittore russo, morto nei primi del secolo, legge tutto e nel 1964 decide, intervenendo sui testi, di adattare per il teatro alcuni dei suoi racconti umoristici. Ne nasce il testo teatrale di Arout più celebre e rappresentato: “Cet animal étrange”  (1964) e a seguire “Des Pommes pour Ève” (1969). I racconti umoristici che ispirano Arout, scritti da Cechov prima dei suoi grandi capolavori teatrali, esprimono già nella loro pienezza i caratteri dei tipici personaggi cechoviani, ma di questi personaggi la penna di Aruot talvolta ribalta le vicende, il carattere e spesso i finali delle loro storie. Da queste novelle come in quelle di Cechov si trae un prontuario di situazioni del comico: l’equivoco, il calembour, la caricatura, la maschera verbale. Incontriamo così la nostra vita e le quotidiane situazioni teatrali che ci accadono. E quindi ridiamo e ridiamo di noi stessi. E’ un riso allegro ma anche amaro. Farsa, satira, grottesco, maschera, ruolo. Anche questo o soprattutto questo, è la vita. Il nostro “Nove mele per Eva” attinge molto da questi due primi testi teatrali di Arout; uno spettacolo declinato al femminile e intorno a questo universo ruotano le nostre storie. Donne melanconiche, pragmatiche, determinate, innamorate, Le nostre Eva sono donne fragili e forti che incontrano uomini quasi sempre stupidi. Donne capaci di ammaliarvi ancora una volta, con il dono di una mela.

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